Carrara “E rovina della gioventù”

Si dice che chi veniva sorpreso a cantarla, durante la prima guerra mondiale, rischiasse la fucilazione. Cento anni dopo, O Gorizia evidentemente è un testo ancora scomodo, se basta intonarne una strofa per essere aggrediti.

Il 4 novembre, festa delle forze armate, a Carrara, non solo si celebrava la “vittoria” in piazza, non solo lo si faceva alla presenza e tramite la voce dei bambini – chiamati a leggere le lettere dei soldati – ma chi ha provato pacificamente a intromettersi nello spettacolo guerrafondaio ha subìto la violenza dello stato. La nostra compagna Soledad Nicolazzi, infatti, è stata fermata dalle forze dell’ordine dopo aver intonato la prima strofa del canto antimilitarista e allontanata con la forza dalla celebrazione che si teneva in piazza Gramsci (già piazza d’armi, appunto).

Non c’è niente da festeggiare riguardo alla guerra (in generale) e in particolare riguardo alla prima guerra mondiale: carneficina in cui a pagare sono stati, come sempre, gli sfruttati. E ci sarebbe da insegnare ai bambini ben altro che l’ardore per la patria e il sacrificio della vita per la vittoria: per esempio, che il soldato straniero dall’altra parte della linea di battaglia era un povero, sfruttato e costretto alle armi come il soldato italiano.

Il 4 novembre a Carrara lo stato ha risposto a un atto legittimo e pacifico mostrando il suo volto repressivo, con una reazione spropositata e innecessaria.

Durante la battaglia di Gorizia, nell’agosto 1916, morirono circa 10.000 soldati, e ne vennero feriti 80.000. Oggi come ieri: morire per la patria, morire per niente.

Biblioteca Archivio Germinal

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